“Orrore e pietà sono i sentimenti che, stamattina, albergano nel cuore del vescovo, della Chiesa diocesana e di innumerevoli onesti dinanzi alla morte di un infante, appena partorito e gettato via. Orrore per un atto inconsulto, dettato forse da ignoranza, paura e solitudine. Pietà per una vita recisa, come un fiore ancora in boccio in un’aiuola. Orrore e pietà!”: il vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, mons. Giuseppe Giudice, confida quello che prova di fronte alla notizia del ritrovamento, ieri sera, di un neonato purtroppo morto, in un’aiuola a Roccapiemonte, in provincia di Salerno, ma territorio della diocesi di cui è pastore.
“Mentre si discute e si rende più facile e sempre più privata la soppressione della vita, noi facciamo appello al senso di umanità, al senso stesso della vita, e ci rivolgiamo a tutti gli uomini e alle donne che ancora pensano ed amano: rispettate la vita!”, l’appello del presule, che evidenzia: “Dio, Amante della vita, ha voluto abitare il grembo di una donna – la Vergine santa – per ricordare a tutti che la vita è un dono sempre e mai può essere soppresso”. Perciò, aggiunge, “nonostante le tante correnti culturali, noi annunciamo ancora con gioia che la vita è sacra e non può essere toccata! Per i superficiali, i distratti e i cinici, oggi si alza forte la voce del Maestro che grida: ‘Guai a voi!’ (cfr Mt 23, 13-ss)”.
Sì, chiarisce mons. Giudice, “guai a noi se non rispettiamo la vita in tutte le sue stagioni e se, con essa tra le mani, giochiamo, o commerciamo banalizzandola. Guai a noi! Nessun programma, non rispettoso della vita, può essere proposto e reggere nelle nostre realtà”.
Il presule ricorda anche “agli impauriti e sprovveduti che oggi, per legge, si può partorire presso i nostri nosocomi, rimanendo nell’anonimato e rispettando la volontà delle persone. Ed ancora ricordiamo che, per un atto di pietà, si possono lasciare gli infanti – novelli Marcellini – presso le nostre case religiose e le nostre parrocchie”.
“Quante coppie oggi vorrebbero un bambino e, per tanti motivi, non possono e soffrono nel sentire che la vita è gettata tra i rifiuti”, esclama il vescovo, che rivolge un invito: “Non gettiamo la vita, non la calpestiamo e, figli del perdono, non giudichiamo senza conoscere gli abissi che abitano le nostre città”.
Ricordando che “Dio mi chiederà conto, ci chiederà conto un giorno: ‘Come hai custodito la tua vita e la vita di tuo fratello?'”, il vescovo auspica: “Maria, Madre della Vita, ci aiuti ad accogliere l’Evangelium Vitae e a ritornare umani, rispettando i ritmi della natura e i pensieri di Dio”. E conclude: “Mentre vi invito a pregare, e a stringervi con affetto alla città di Roccapiemonte e di tutte le realtà dove la vita è minacciata, insieme impegniamoci per accogliere la vita ed ogni vita, sempre e per sempre”.