“Davvero si tratta di un fatto sconvolgente. La morte o l’uccisione di un neonato è una tragedia che toglie il sonno. In casi come questi ci si domanda che cosa si sarebbe potuto fare. In realtà in Italia esistono possibilità diverse per chi non fosse in grado di occuparsi del proprio figlio: dal parto in anonimato, previsto dal decreto del presidente della Repubblica numero 36 del 2000, che alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale dove è nato affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica, alle Culle per la vita”. Così Marco Griffini, presidente di Aibi-Amici dei bambini, commenta la notizia di un neonato morto, gettato in un’aiuola, ieri, mercoledì 2 settembre, a Roccapiemonte, in provincia di Salerno. Il corpicino senza vita è stato notato alle 19 in un’aiuola di via Roma da un residente, che si stava recando al parcheggio per prendere la propria auto e che ha subito avvisato i carabinieri, intervenuti sul posto con gli agenti della Polizia municipale e il medico legale Nel corso delle analisi è stata rinvenuta una ferita sulla testa del bambino, il cui corpo, che presentava ancora il cordone ombelicale attaccato, è stato trasferito all’obitorio dell’ospedale di Nocera Inferiore per un’autopsia. L’ipotesi è che il piccolo fosse nato da poche ore, anche se resta da capire se la ferita sia stata precedente o successiva all’abbandono. Nel frattempo due persone, marito e moglie, sono state fermate nel corso della notte dai carabinieri della Compagnia di Mercato San Severino e del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Salerno. I militari, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Roberto Lenza, sono al lavoro per ricostruire la dinamica della tragedia. Una tragedia “immane che ha scosso la nostra comunità”, secondo il sindaco di Roccapiemonte.
“Recentemente una Culla per la vita ha salvato la vita di un bimbo di Bari, il piccolo ‘Luigi’, la cui storia ha commosso l’Italia. Ce ne sono circa sessanta su tutto il territorio nazionale, in Campania, dove è avvenuta questa tragedia, sono due – ricorda Griffini -. Che cosa bisogna fare allora? Innanzitutto bisogna investire il prima possibile sulle culle per la vita e su una comunicazione efficace e multilingue dell’esistenza della legge sul parto in anonimato. Bisogna promuovere queste realtà, farle conoscere. In televisione passano pubblicità istituzionali di ogni tipo, ma nessuna inerente la salvaguardia della vita dei neonati. Eppure in Italia ogni anno sono circa 400 quelli che vengono salvati grazie a queste due opportunità. Bambini che, probabilmente, avrebbero fatto una brutta fine”.