Ecuador: mons. Jiménez (vicario apostolico Aguarico), “indignati” per sentenza che non riconosce responsabilità per fuoruscita di petrolio. “Proseguiamo nella battaglia”

“Siamo indignati e manifestiamo tutto il nostro dolore e la nostra impotenza per questa sentenza. Questo non ci demoralizza, ma anzi ci sprona a proseguire nella nostra lotta”. Parole dure e chiare quelle usate da mons. Adalberto Jiménez Mendoza, cappuccino, vescovo del vicariato apostolico di Aguarico (Ecuador) contattato dal Sir all’indomani della sentenza del Tribunale della provincia di Francisco de Orellana, che ha negato la richiesta di azione di protezione presentata dalle comunità indigene Kichwa e dalle organizzazioni per i diritti umani della zona del rio Coca e del rio Napo e la denuncia contro lo Stato e le compagnie petrolifere, a causa della fuoriuscita di petrolio avvenuta il 7 aprile nell’Amazzonia ecuadoriana. Una vera e propria catastrofe ecologica e umanitaria: Oltre novanta comunità colpite, per un totale di circa 120.000 persone, che si sono trovate da un giorno all’altro senza acqua pulita e senza fondamentali attività di sussistenza, come la pesca, per la fuoriuscita di 15mila barili di petrolio, la più grave degli ultimi 15 anni, che ha pesantemente inquinato i fiumi Coca e Napo, che fanno parte dell’enorme bacino idrografico del Rio delle Amazzoni, nelle province di Orellana e Sucumbíos.
Il giudice Jaime Oña, come riferisce la Confeniae (la Confederazione delle nazionalità indigene dell’Amazzonia ecuadoriana), ha ritenuto che nelle accuse dei ricorrenti non ci sia la prova della correlazione tra lo sversamento di petrolio e il danno subito. “L’azione proposta non è conforme a quanto stabilito dalla legge sulle garanzie giurisdizionali e sul controllo costituzionale”, ha detto Oña, sebbene abbia riconosciuto che “è innegabile che si sia verificata una fuoriuscita di petrolio a causa della rottura degli oleodotti e che ci sia stata una fuoriuscita di petrolio che ha originato danni nelle popolazioni dei fiumi Coca e Napo”.
Sottolinea il vescovo: “C’è un razzismo non solo verso le comunità indigene, ma è il razzismo del denaro, del potere, della corruzione. Esprimiamo il nostro dolore per una sentenza a favore delle aziende petrolifere e ci lasciano in situazione di disperazione e morte. La decisione favorisce solo chi depreda l’Amazzonia, il popolo deve unirsi ancora di più. Esprimo solidarietà al gruppo di legali che ha lavorato in questi mesi e alle altre organizzazioni della società civile”.

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