“È facile cercare di tornare come eravamo”. A lanciare il grido d’allarme, nella sua ultima lettera pastorale, dal titolo “Ecco, il seminatore uscì a seminare” (Mc 4,3), è il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, secondo il quale in tempi di coronavirus “ci siamo resi conto dei problemi, si sono aperte tante domande, abbiamo anche scoperto nuovi modi per trovare risposte diverse, perché quelle di prima non possono bastare”. “Non torniamo quelli di prima!”, l’appello del cardinale, sulla scorta di quelli lanciati a più riprese in questi mesi da Papa Francesco, che “nel giorno di Pentecoste ci ha messo in guardia da tre nemici, sempre accovacciati come il male alla porta del cuore: il narcisismo, il vittimismo e il pessimismo”. “Questo tempo della pandemia e del dopo pandemia è davvero tempo dello Spirito, nel quale farci condurre dall’amore di Gesù”, la proposta di Zuppi: “Lasciamoci prendere dal suo amore e affidiamoci a questo, senza cercare tutte le risposte, ma iniziando a volere bene, a metterci a disposizione, a ricostruire come possiamo quei legami che si sono interrotti e quelli che abbiamo visto che non c’erano e che hanno lasciato tanti in solitudine”. “Non lasciar cadere, anzi irrobustire i gesti, i segni, le iniziative di prossimità che si sono avviate con il coronavirus”, l’invito del cardinale: “Di fronte all’emergenza dobbiamo avere a cuore l’interesse di tutti, maturare un senso di responsabilità e di autocontrollo”. Ai politici, Zuppi chiede di uscire “da una politica mediatizzata e superficiale che porta all’enfasi e parla alla pancia, che afferma quello che conviene oggi e non quello che serve per davvero per domani, prigioniera di posizioni ideologiche senza ideologia. Occorre ricostruire e si può farlo solo con competenza e serietà, con coraggio, guardando al bene della persona”.