In meno di cento giorni finisce il periodo di transizione e il 1° gennaio 2021 dovrebbe entrare in vigore l’accordo di recesso ma “resta ancora molto da fare”: conclusa la terza riunione del comitato misto Ue-Regno Unito sull’implementazione dell’accordo di recesso e il vice-presidente della Commissione Ue Maroš Sefcovic riferisce alla stampa quanto si è raggiunto. Sui diritti dei cittadini, Ue e Stati membri stanno lavorando per attuare quanto previsto dall’accordo, mentre il Regno Unito, che sta registrando i cittadini Ue residenti, ha introdotto delle “distinzioni tra categorie diverse” e questo “mina la certezza del diritto, incidendo anche sui loro diritti”. Per l’Ue non ci possono essere “due classi di beneficiari dell’accordo di recesso”. Rispetto alla questione Irlanda-Irlanda del Nord “la richiesta dell’Ue è di ritirare le parti controverse del progetto di legge sul mercato interno entro la fine di settembre”. Quel disegno di legge se così approvato sarebbe “una violazione estremamente grave” del protocollo che è parte integrante all’accordo di recesso e, quindi, del diritto internazionale. Estremamente chiaro Sefcovic: “L’accordo di recesso deve essere attuato, non deve essere rinegoziato o addirittura modificato unilateralmente, ignorato o annullato”, anche perché è stato “concepito per proteggere l’Accordo del Venerdì Santo e i risultati del processo di pace, compreso evitare il confine rigido”.
Si aspetta che arrivi il 30 settembre e poi all’inizio di ottobre la commissione ad hoc si riunirà. Ma Sefcovic non ha lasciato trapelare nemmeno nelle risposte a esplicite domande, che cosa succederà se la Gran Bretagna non ritirerà il disegno di legge. Oggi intanto il capo negoziatore Ue Michel Barnier incontra il suo omologo britannico David Frost; le commissioni istituite sui temi specifici continueranno a incontrarsi e la commissione mista a metà ottobre farà di nuovo il punto. Non si può perdere nemmeno un’ora per arrivare a “un’attuazione piena, tempestiva ed efficace dell’accordo di recesso”.