“Le parole del Papa sono la nostra consolazione e il nostro incoraggiamento. Siamo coscienti della nostra vocazione di cristiani in questa terra, dare testimonianza del Vangelo anche in mezzo alle difficoltà. La Chiesa dovrebbe parlare di vita e non di morte ma purtroppo ci troviamo nella sofferenza”. Così mons. Raphaël François Minassian, arcivescovo per gli armeni dell’Europa dell’Est, commenta da Yerevan per il Sir le parole pronunciate ieri all’Angelus da Papa Francesco. Torna purtroppo altissima la tensione tra Armenia e Azerbaigian. La guerra per il controllo del Nagorno Karabakh – congelata dal 1994 – si è riaccesa improvvisamente quando l’esercito azero ha bombardato le postazioni delle forze indipendentiste armene. “Prego per la pace nel Caucaso”, ha detto il Papa al termine dell’Angelus. “E chiedo alle parti in conflitto di compiere gesti concreti di buona volontà e di fratellanza che possano portare a risolvere i problemi non con l’uso della forza e delle armi, ma per mezzo del dialogo e del negoziato. Preghiamo insieme, in silenzio, per la pace nel Caucaso”. “Ieri sera – racconta al Sir l’arcivescovo Minassian – doveva scattare il cessate-il-fuoco ma purtroppo hanno continuato ad attaccare per tutta la notte ed oggi c’è il rischio che il conflitto si amplifichi in tutta la regione”. Quella attuale è la peggior crisi armeno-azera degli ultimi anni, comunque segnati da incidenti continui anche dopo l’accordo di cessate il fuoco del 1994 mediato dalla Russia. Il numero delle vittime è incerto. L’arcivescovo parla di almeno 30 morti, anche tra i civili. La situazione è preoccupante tanto che ieri mattina poche ore prima dell’Angelus, Sua Santità Karekin II, il Catholicos di tutti gli armeni, è arrivato apposta a Roma da Yerevan, per essere ricevuto a Santa Marta da Papa Francesco. “Sua Santità Karekin – racconta mons. Minassian – ha dato al Papa tutte le informazioni sulla situazione attuale”. Sul sito della Chiesa armena, il Catholicos ha pubblicato ieri un appello anche in lingua inglese all’unità del popolo armeno e a tutte le forze politiche affinché mettano da parte le contraddizioni per il bene della Patria e le esigenze di difesa”. Anche l’arcivescovo Minassian chiede l’unità di tutte le forze politiche del Paese e lancia un appello all’Unione Europea. “Ci aspettiamo la voce dell’Europa”, dice mons. Minassian. “Che abbiano il coraggio di essere vicini al popolo armeno e di dire la verità, e cioè che l’Armenia non ha mai attaccato. Ci aspettiamo una voce di amicizia e di incoraggiamento, un gesto di fraternità e supporto al popolo armeno. E al mio popolo dico: voi siete in frontiera, noi siamo in preghiera”.