Islanda: i Kehdar resteranno nel Paese nordico. La giustizia dà ragione alla famiglia egiziana. “Protetti i diritti dei minori”

La famiglia Kehdar, mamma, papà e 4 figli, con l'avvocato che ne ha seguita la causa. Il padre mostra il documento che consentirà al nucleo di restare in Islanda

“È stata una notizia meravigliosa che il caso sia stato chiuso. Non sono mai stato più felice nella mia carriera di avvocato”. Così racconta al Sir Magnús Davíð Norðdahl, l’avvocato che ha combattuto perché la famiglia Kehdar, mamma, papà e 4 figli, potesse restare in Islanda. All’inizio di settembre la famiglia egiziana si era vista respingere definitivamente la richiesta di asilo, avanzata due anni fa. Dopo la notizia negativa, i Kehdar si erano resi irreperibili, perché altrimenti il 16 settembre la polizia li avrebbe condotti all’aeroporto di Reikiavik, dove li attendeva un volo per Amsterdam e il rimpatrio in Egitto, nonostante il papà fosse dovuto scappare dal Paese perché perseguitato per le sue attività politiche a sostegno dell’ex presidente Mohammed Morsi e nonostante il fatto che la famiglia fosse inserita ormai nel contesto islandese, parlasse la lingua e i ragazzi andassero a scuola. Magnús Davíð Norðdahl ci spiega che l’ufficio immigrazione, prima istanza nell’iter delle domande di asilo, aveva respinto la domanda, decisione confermata dal Comitato d’appello. Norðdahl ha portato il caso di fronte alla Corte che ha chiesto al Comitato d’appello di riaprire l’istanza sulla base di una serie di valutazioni, “prima e più importante fra tutte che le autorità non avevano considerato l’interesse superiore dei bambini prevista dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia”. A questa si aggiungeva la questione che l’Egitto è un Paese in cui più 90% delle donne viene sottoposta alla mutilazione genitale: “all’inizio – in ballo c’era una ragazza di 12 anni – non hanno affatto considerato a questa dimensione in questo caso”.
Questi due elementi hanno ribaltato la decisione e il caso si è chiuso con la concessione di un permesso su base umanitaria. “Quando ieri ho incontrato la famiglia, erano felici e i bambini mi hanno chiesto quando sarebbero potuti tornare a scuola”. Lo faranno lunedì. “I due più grandi parlano islandese, sono parte della nostra società e sarebbe stato ridicolo forzarli a tornare in Egitto, dopo che si sono abituati a vivere nella società islandese”.

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