“Ci troviamo in una società in cui impera l’algocrazia per cui abbiamo bisogno della algoretica”. Così padre Paolo Benanti, docente di teologia morale ed etica delle tecnologie alla Pontificia università gregoriana, durante il convegno dedicato all’intelligenza artificiale promosso dalla Università pontificia salesiana in corso oggi on line. “I grandi sistemi di IT – prosegue – offrono servizi gratis in cambio della cessione dei nostri dati. Nel modello perciò abbiamo dei ‘datalord’, dei ‘signori dei dati’ su cui si fondano gli algoritmi. Il problema però è che le risorse dei dati non sono distribuite secondo una questione di equità”. Per Benanti è necessario parlare di un’etica all’interno di questo processo, denominata algoretica: “Un giorno qualcuno ha deciso che il governo degli esseri umani potesse essere dato a degli algoritmi. Ci sono alcuni sistemi che già ci stanno pensando, Singapore ne è un esempio. È chiaro che la questione sia urgente”. I rischi per Benanti sono quindi già reali: “Le macchine sono sempre più performanti e si umanizzano. Ma se anche l’uomo si meccanizza c’è un blurring (una sfocatura, ndr) dei diritti dell’uomo. Quando guardiamo una macchina che decide dobbiamo riconoscere che gli algoritmi che oggi mostrano i risultati più efficienti di fatto sono algoritmi che si comportano come black box, ovvero non sappiamo perché decide così”.