Ammonta a quasi due milioni e mezzo di dollari il fondo destinato dalla politica estera statunitense alla organizzazione caritativa, Ankawa Charitable Association, promossa dall’arcivescovo caldeo di Erbil, mons. Bashar Warda, per assistere i rifugiati cristiani dislocati dal 2014 nell’area della capitale della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, dopo l’offensiva dei miliziani jihadisti dell’autoproclamato Stato Islamico (Daesh). Lo riferisce l’agenzia Fides. La cerimonia per formalizzare la donazione è avvenuta ieri nella chiesa di San Giuseppe ad Ankawa, sobborgo di Erbil, ed ha visto la partecipazione dello stesso mons. Warda e del Console Generale Usa in Iraq, Rob Waller. L’erogazione del contributo segue l’incontro tra mons. Warda e l’Ambasciatore Usa in Iraq, Matthew Toller, avvenuto a Erbil alcune settimane fa. Già in quell’incontro, il Rappresentante statunitense aveva riferito che una parte dei 204 milioni di dollari recentemente stanziati dagli Usa a sostegno dell’Iraq sarebbero stati riservati alla Ankawa Charitable Association per il sostegno dei rifugiati cristiani iracheni. Almeno 2.500 famiglie cristiane vivono in condizioni precarie nell’area di Erbil, concentrate nel sobborgo di Ankawa, e non sembrano per ora intenzionate a tornare nelle proprie case a Mosul e nella Piana di Ninive, ormai da tempo sottratte al controllo delle milizie jihadiste. L’11 dicembre dello scorso anno, mons. Warda aveva presenziato alla Casa Bianca alla cerimonia in cui il Presidente Usa Donald Trump aveva posto la sua firma alla legge “Iraq and Syria Genocide Relief and Accountability Act of 2018”, che riconosceva come “genocidio” la serie di violenze perpetrate negli ultimi anni da gruppi jihadisti su cristiani e yazidi in Iraq e Siria. Legge che impegnava il governo degli Stati Uniti a fornire assistenza umanitaria ai gruppi vittime delle violenze e a perseguire i responsabili e gli esecutori delle efferatezze. In precedenza, il Patriarca caldeo, card. Louis Raphael Sako aveva fatto notare in un’intervista che “negli ultimi anni in Medio Oriente i cristiani hanno sofferto ingiustizie, violenze e terrorismo. Ma questo è accaduto anche agli altri loro fratelli iracheni musulmani, e a quelli di altre fedi religiose. Non bisogna separare i cristiani dagli altri, perché in quel modo si alimenta la mentalità settaria”.