Un documento che ci ricorda “l’importanza di stare accanto ai morenti e ai sofferenti, in questa società secolarizzata in cui molte persone muoiono da sole e desiderano e chiedono la morte come rimedio al peso della vita”. Così Adriano Pessina, membro del direttivo della Pontificia Accademia per la vita, ha definito la lettera Samaritanus bonus, elaborata dalla Congregazione per la Dottrina della fede e presentata oggi in sala stampa vaticana. “La solitudine del malato è anche spesso la solitudine di chi si prende cura di lui”, ha affermato Pessina, facendo notare che “questa lettera introduce il concetto di comunità sanante, una bella intuizione che dà voce a tutta la centralità delle relazioni messe in evidenza dall’antropologia contemporanea, eppure non sufficientemente praticata all’interno degli attuali processi di cura e di assistenza”. “Una comunità sanante dovrebbe esprimere, perciò, la duplice dimensione del prendersi cura sia del malato sia di chi lo accudisce”, ha spiegato il relatore: “Un circolo virtuoso, che va al di là della logica dei protocolli e delle procedure, per quanto utili siano, perché la speranza si palesa prima di tutto in una compagnia capace di ascolto e condivisione”. “Le cronache di questi ultimi mesi, del resto, hanno messo in luce come la figura del buon samaritano sia un’urgenza e un’emergenza sociale”, ha concluso Pessina: “In piena pandemia i malati di Covid-19 hanno trovato nei medici, negli infermieri, negli operatori sanitari, il buon samaritano che ha saputo stare accanto a loro”.