“La vita umana è sempre un bene intangibile e inalienabile, di cui nessuno può privare un altro, nemmeno su richiesta”. Lo ha detto Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, intervenendo alla presentazione della lettera Samaritanus Bonus, elaborata dalla Congregazione per la dottrina della fede e presentata oggi in sala stampa vaticana. “Non esiste il diritto a disporre della propria vita, non esiste il diritto a disporre della vita altrui”, ha detto la relatrice commentando il testo: “Le leggi che in qualsiasi modo legalizzano pratiche eutanasiche, inclusi i protocolli medici come i ‘Do not resuscitate order’, che vincolano i medici all’assoluta autodeterminazione dei pazienti, deformano la relazione di cura, generano abusi nei confronti dei soggetti più deboli, come le persone anziane, e creano una evidente confusione culturale nel discernimento tra bene e male”. “Le stesse cure palliative, che sono essenziali e doverose per garantire la continuità dell’assistenza al malato nelle fasi critiche e terminali della vita, non possono diventare forme di cripto-eutanasia – ha ammonito Gambino – quando siano previste da leggi nazionali sul fine-vita che prevedono la cosiddetta Assistenza medica alla morte volontaria, inducendo a credere che eutanasia e suicidio assistito siano parte delle cure palliative”. Ciò vale anche nei confronti dei bambini in età prenatale e pediatrica: “L’aborto selettivo ed eugenetico è gravemente illecito, così come, dopo la nascita, la sospensione o la non attivazione di cure al bambino solo per la possibilità o il timore che sviluppi delle disabilità”.