“Un caso del tutto speciale in cui è necessario riaffermare l’insegnamento della Chiesa è l’accompagnamento pastorale di colui che ha chiesto espressamente l’eutanasia o il suicidio assistito”. Lo ha detto il card. Luis Ladaria Ferrer, perfetto della Congregazione per la Dottrina della fede, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della lettera Samaritanus bonus, redatta dal citato dicastero pontificio. “Per poter ricevere l’assoluzione nel sacramento della Penitenza, così come l’Unzione degli infermi e il Viatico – ha spiegato il cardinale – occorre che la persona, eventualmente registrata presso un’associazione deputata a garantirle l’eutanasia o il suicidio assistito, mostri il proposito di retrocedere da tale decisione e di annullare la propria iscrizione presso tale ente”. “Non è ammissibile da parte di coloro che assistono spiritualmente questi infermi alcun gesto esteriore che possa essere interpretato come un’approvazione anche implicita dell’azione eutanasica, come, ad esempio, il rimanere presenti nell’istante della sua realizzazione”, la raccomandazione del testo: “Ciò, unitamente all’offerta di un aiuto e di un ascolto sempre possibili, sempre concessi, sempre da perseguire, insieme ad una approfondita spiegazione del contenuto del sacramento, al fine di dare alla persona, fino all’ultimo momento, gli strumenti per poterlo accogliere in piena libertà”. “Anche quando la guarigione è impossibile o improbabile, l’accompagnamento medico-infermieristico, psicologico e spirituale, è un dovere ineludibile, poiché l’opposto costituirebbe un disumano abbandono del malato”, il monito di Ladaria.