Lesbo: Rivella (Com. Sant’Egidio), “nessuno ascolta sul serio le storie di dolore dei profughi di Moria”

“Di fronte alle notizie e alle immagini che arrivavano da Lesbo non potevamo restare a guardare. Siamo partiti in 20 da Genova, molti di noi studenti universitari. Abbiamo deciso di provare a fare la nostra parte”. Francesca Rivella è una delle volontarie della Comunità di Sant’Egidio che la scorsa estate ha trascorso un periodo preso il campo profughi di Moria. Questa sera, anche lei, ha portato la propria testimonianza all’incontro “Voci da Lesbo” che si è svolto presso la basilica dell’Annunziata di Genova. Per prima cosa, i volontari hanno “ascoltato”. “Siamo rimasti molto colpiti dalla fame di ascolto della gente. Le donne restavano ore in fila, in attesa. Nessuno ascolta sul serio le loro storie di dolore. Spesso sapevano che per noi sarebbe stato difficile fare qualcosa, ma ugualmente desideravano condividere con noi quello che avevano passato. Molte le ferite portate dalla guerra. Molti i traumi del viaggio in mare. Tanti bambini lo hanno disegnato”. Secondariamente, hanno fatto scuola di inglese. “Abbiamo insegnato inglese all’aperto, ogni giorno. Sono venuti in 180 tra bambini e adulti. A tutti abbiamo rilasciato un attestato”. E poi, ancora la “scuola della pace”, per “offrire ai bambini uno spazio di bellezza e di libertà” perché “molti bambini sono nati in viaggio, gli afghani hanno vissuto i primi anni da rifugiati nei campi profughi in Iran. Non sono mai andati a scuola. alcuni non sapevano tenere una matita tra le dita”. Tra le attività anche il “ristorante della solidarietà, un posto bello dove mangiare con calma”. Tra le testimonianze ascoltate durante l’incontro anche quella di Gaith Hanna “un rifugiato che ha scelto che poteva aiutare e non solo ricevere aiuto”. “So come si sentono i profughi siriani – ha spiegato – perché in Libano ho provato la stessa cosa. Venivo trattato proprio come adesso vengono trattati loro”. Per questo, ha esortato, “vi chiedo di non dimenticare queste persone perché sono umane, proprio come voi: anche gli animali vengono trattati meglio di loro”.

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