Papa Francesco: udienza, “la solidarietà è la strada da percorrere verso un mondo post-pandemia”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“La solidarietà oggi è la strada da percorrere verso un mondo post-pandemia, verso la guarigione delle nostre malattie interpersonali e sociali”. Ne è convinto il Papa, che nella prima udienza generale in presenza, svoltasi nel Cortile di San Damaso, ha fatto riferimento ancora una volta alla strada da percorrere per uscire dalla pandemia in atto: “Non ce n’è un’altra: o andiamo avanti con la strada della solidarietà o le cose saranno peggiori”. “Voglio ripeterlo”, ha proseguito Francesco a braccio: “Da una crisi non si esce uguali a prima. Da una crisi si esce o migliori o peggiori, dobbiamo scegliere. E la solidarietà è una strada per uscire dalla crisi migliori, non con cambiamenti superficiali, con una verniciata così e tutto è a posto, migliori”. “Diversità e solidarietà unite in armonia: questa è la strada”, ha spiegato il Papa ancora fuori testo: “Una diversità solidale possiede gli anticorpi affinché la singolarità di ciascuno – che è un dono, unico e irripetibile – non si ammali di individualismo, di egoismo. La diversità solidale possiede anche gli anticorpi per guarire strutture e processi sociali che sono degenerati in sistemi di ingiustizia e di oppressione”. L’esempio è quello di Pentecoste, che crea una situazione “diametralmente opposta” a quella di Babele: “Nel racconto della torre non c’era l’armonia: c’era andare avanti per guadagnare. Lì c’era è un mero strumento, mera ‘forza-lavoro’, ma qui in Pentecoste ognuno di noi è uno strumento comunitario che partecipa con tutto sé stesso all’edificazione della comunità. San Francesco d’Assisi lo sapeva bene, e animato dallo Spirito dava a tutte le persone, anzi, a tutte le creature, il nome di fratello o sorella. Anche fratello lupo. Con la Pentecoste, Dio si fa presente e ispira la fede della comunità unita nella diversità e nella solidarietà”. “Una solidarietà guidata dalla fede ci permette di tradurre l’amore di Dio nella nostra cultura globalizzata, non costruendo torri o muri che dividono e poi crollano, ma tessendo comunità e sostenendo processi di crescita veramente umana e solida”, la proposta del Papa, che ha proseguito a braccio: “E quanti muri si stanno costruendo oggi, muri che dividono, ma poi crollano! Io faccio una domanda: ‘Io penso ai bisogni degli altri?’. Ognuno si risponda nel suo cuore”. “Nel mezzo di crisi e tempeste, il Signore ci interpella e ci invita a risvegliare e attivare questa solidarietà capace di dare solidità, sostegno e un senso a queste ore in cui tutto sembra naufragare”, ha concluso Francesco: “Possa la creatività dello Spirito Santo incoraggiarci a generare nuove forme di familiare ospitalità, di feconda fraternità e di universale solidarietà”.

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