“Il referendum del 20 e 21 settembre ha un significato politico perché il taglio dei parlamentari non è una ridefinizione organica del ruolo del Parlamento per renderlo più autorevole ed efficiente, bensì un taglio di poltrone, senza un’adeguata legislazione che intervenga sui temi della rappresentanza, del modello elettorale e del funzionamento dell’Assemblea”. È quanto scrive Gianfranco Brunelli, direttore del “Regno-Attualità” (n.16) nell’editoriale del giornale che esce a pochi giorni dalla chiamata al voto per il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari e per il rinnovo dei consigli regionali in 7 Regioni. “Il taglio dei parlamentari – afferma Brunelli nell’articolo intitolato ‘Dal populismo all’opportunismo’ – comporta circoscrizioni più ampie, troppo ampie per un rapporto tra cittadini ed eletti e una definitiva sudditanza di questi ultimi alle segreterie dei partiti. Il ‘sì’ al referendum del 20 – spiega – gioca su pulsioni populiste (per questo vince), ma dà un ulteriore contributo alla delegittimazione del Parlamento, già marginalizzato nella stagione precedente ed esautorato della sua funzione durante i mesi dell’emergenza Covid-19. Siamo giunti con la complicità di tutte le forze politiche a un Parlamento annullato di fronte a un governo debole”. Brunelli definisce la vittoria del ‘sì’ al referendum “una scelta per una democrazia debole e una vittoria del populismo” ma che comporta anche “un ridimensionamento dei populisti (oggi opportunisti) che hanno voluto il taglio dei parlamentari in questa forma. Essi sono destinati in una gran quota a perdere il loro posto, e a esserne travolti. Il ‘sì’ a ben vedere indebolisce le istituzioni e il governo, isola ancora di più la classe politica dal paese. Rincorrere i populismi non fa che delegittimarla e invera la sua condanna. Una buona affermazione del ‘no’ (la cui vittoria mi pare difficile) ridimensiona populisti e opportunisti. Toglie dall’impasse il paese. Si può ripartire”.