(Londra) Un pastore preoccupato della salute mentale dei suoi fedeli e un leader religioso ispirato della dottrina cristiana della sussidiarietà. Così appare l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, questa mattina, mentre critica duramente il premier britannico Boris Johnson per la sua gestione della crisi coronavirus. Dalla prima pagina del “Daily Telegraph”, il più venduto quotidiano inglese di qualità, il primate anglicano fa sapere al primo ministro di “essere molto preoccupato che la regola che limita a sei il numero di amici e parenti che si possono incontrare avrà un impatto molto negativo sulla salute mentale di chi vive da solo, è anziano, vulnerabile e povero, soprattutto in vista del Natale quando è importantissimo non isolarsi”. Poi, in un articolo firmato insieme al vescovo di Londra Sarah Mullaly, pubblicato all’interno del giornale, la guida della Chiesa d’Inghilterra scrive che “il governo deve lasciare alle autorità locali le decisioni chiave in materia di Covid se vuole sconfiggere il virus”. “Con un vaccino ancora molto incerto, i livelli di infezione che crescono e l’inverno all’orizzonte, la nostra nuova vita a contatto col Covid-19 sarà sostenibile – o anche sopportabile – se sapremo evitare la nostra dipendenza dalla centralizzazione e ritornare a un principio antico e sempre valido. Si decida a livello di governo centrale soltanto quello che è necessario decidere a livello di governo centrale”.