“Vedo il tuo sorriso ovunque: sulle pagine dei giornali, in tv, sui social, e mi rendo conto di come, la bellezza, sia capace di attraversarci in maniera trasversale, di ferirci quasi, con la sua potenza. Non ti ho conosciuto, non ho avuto la possibilità di conoscere il suono della tua voce, né di specchiarmi nella verità del tuo sorriso. La sola possibilità che ho, per sentirmi vicino al tuo sguardo, è questo cercarti a tentoni, con questa mia che spero arrivi al cuore di tutti”. Così il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, si rivolge a Willy, il giovane ucciso a Colleferro.
“Vedi – prosegue – caro Willy, quello che vedo, oggi, nei giovani, è un Olocausto dell’anima, un luogo di gelo e barricate, una terra di crisi, per come la intendeva il grande politico e pensatore Gramsci: quel momento in cui il vecchio muore ed il nuovo stenta a nascere. Tu, invece, hai rappresentato quel nuovo nascente, quella verità che appartiene solo a Dio e, come Gesù, hai vissuto un calvario che ti ha visto crocefisso. Il tuo non è stato solo l’esempio di una vita spesa per l’altro, un donarsi gratuitamente, tu sei stato l’esempio di come alcuni gesti ci rendano, nella memoria, immortali”. “Le mie preghiere – prosegue – saranno la tua forza ed anche quella della tua dolce mamma che oggi non trova pace al pensiero di non essere stata in grado di difenderti e che combatte contro i fantasmi di una violenza ingiustificata, che non meritavi. Bisognerebbe rivedere le edizioni dei dizionari e affiancare accanto alla parola amico, alla parola altro, alla parola bellezza, il tuo nome. Il tuo nome che ora risuona, con rintocchi di dolore, in ogni dove, a monito di una storia che, grazie a te, dovrà riscrivere pagine nuove, perché te lo dobbiamo!” E conclude: “Oggi mi sento di essere il tuo vescovo perché sento che tu, sei anche mio figlio”.