Migranti: Unicef, un minigioco on line con i bambini rifugiati nei panni degli eroi

Un cortometraggio e un minigioco on line che presenta i bambini rifugiati e migranti nei panni degli eroi. È la nuova iniziativa lanciata dall’Unicef per cambiare l’immaginario e le idee sbagliate sui bambini rifugiati e migranti, mostrando invece le loro capacità e la loro creatività. Gli spettatori e i giocatori sono spinti a guardare oltre le circostanze e le vulnerabilità di questi bambini per vedere il loro potenziale e aiutarli a raggiungere i loro obiettivi. Il video racconta le storie di vita reale di Nora, Sama e Pouya – tre bambini rifugiati e migranti provenienti rispettivamente dalla Somalia, dall’Egitto e dall’Afghanistan – che ora vivono in Grecia e condividono il sogno di diventare un medico, uno scrittore e un pilota. Il video simula un videogioco, posizionando i bambini come eroi del gioco e il pubblico come giocatore. “I giochi sono uno sbocco per i bambini e i giovani con integrazione e opzioni di gioco altrimenti limitate in un mondo che affronta il Covid-19”, ha dichiarato Gary Stahl, direttore dell’Unicef per la raccolta di fondi e le partnership fra privati: “I giochi possono essere un equalizzatore sociale, permettendo a bambini e adolescenti di diversi background di concentrarsi su ciò che li rende simili, piuttosto che diversi. I giochi creano un ambiente divertente e confortevole per iniziare a imparare ad accettare l’altro”. La crisi provocata dal Covid-19 – ha aggiunto Francesco Samengo, presidente dell’Unicef Italia – “è una crisi dei diritti dei bambini. I costi della pandemia per i bambini sono immediati e, se non vengono affrontati, possono persistere per tutta la vita. Senza finanziamenti urgenti e interventi chiave per salvare vite umane, altri 6.000 bambini potrebbero morire ogni giorno nei prossimi sei mesi, poiché la pandemia continua a indebolire i sistemi sanitari e a interrompere i servizi di routine”. L’iniziativa fa parte della campagna Reimagine dell’Unicef, per garantire che la pandemia non diventi una crisi duratura per i bambini, compresi quelli provenienti da gruppi emarginati come i rifugiati e i migranti.

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