“È la forza dell’amore che vince sempre. Il ricordo di don Pino Puglisi sta tutto in quel sorriso prima di morire. Metteva in opera presso i giovani una proposta di vita antitetica a quella mafiosa, basata sull’intesa e non sulla legge del più forte, sulla comprensione reciproca e non sull’homo homini lupus”. Lo sostiene Francesco Garofalo, presidente del Centro studi “Giorgio La Pira” di Cassano all’Jonio, ricordando il prete palermitano ucciso 27 anni fa dalla mafia. “Un intellettuale, un lettore onnivoro, un religioso con la casa piena di libri di ogni genere, un insegnante e un leader spirituale, ma soprattutto un prete che, fin dall’ordinazione, si era ‘sporcato le mani’ con tutti i problemi più scottanti della sua città, Palermo, e del quartiere Brancaccio”, prosegue Garofalo, secondo il quale il sacerdote palermitano “ha restituito ai giovani la dignità, la speranza e la libertà, offrendo la sua vita a tanti ragazzi per poter credere e realizzare un cambiamento possibile. Per trovare una via di accesso ai giovani, poi, bisogna usare la via che da sempre è valida, per tutte le età: la via del cuore. Farli sentire amati, fare sentire loro che qualcuno si interessa a loro, che loro sono il futuro e senza di loro il mondo e la Chiesa non hanno futuro. Ha creduto, soprattutto, nei sogni dei suoi ragazzi. È lo stesso amore che accomuna padre Puglisi a don Roberto Malgiasini, morto per i suoi poveri, per i senza tetto e senza fissa dimora”.