“L’epidemia da coronavirus ci ha fatto sperimentare un grande dolore, ha seminato paura, ci ha chiusi in casa e allontanati gli uni dagli altri, ed è giusto e necessario avere grande prudenza perché il contagio non si diffonda. Anche io vi chiedo di fare tutti la massima attenzione, ogni giorno, con pazienza e amore. Amore a voi stessi e agli altri”. Sono le raccomandazioni che mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, ha rivolto ad alunni e docenti nel suo messaggio per l’inizio dell’anno scolastico 2020-2021, intitolato “Finalmente al centro!”. “Al centro delle preoccupazioni e dei timori, ma anche delle speranze di tutti noi – ha scritto il vescovo – perché la scuola che riprende dà il ritmo alle giornate di tante famiglie, rimette in moto le vostre menti e i vostri cuori nell’avventura della crescita, e riapre il nostro sguardo sul futuro”. Da mons. Napolioni anche l’augurio che “anche dopo l’emergenza, la scuola resti al centro delle politiche e degli investimenti economici, della passione e della ricerca del mondo adulto. Ciò è particolarmente necessario in un’Italia che sembra sempre meno fiduciosa e generativa, aperta alla vita e capace di trasmetterla. Se la pandemia ci sta insegnando – come drammatica scuola di vita – che nessuno si salva da solo, questa è una lezione che dobbiamo imparare davvero tutti, rinnovando patti di corresponsabilità e alleanze educative ovunque”. Poi un appello ai giovani: “È bello essere al centro, ma non troppo! Per crescere è necessario essere amati e stimati, ma è altrettanto bello e giusto guardarsi intorno per stringere amicizie, per costruire insieme, per imparare ad amare e servire”. Usando una metafora calcistica il presule ricorda che “il vero campione del centrocampo è quello che sa raccogliere e smistare palloni, lanciare i compagni, fare l’assist decisivo perché chiunque faccia goal, perché tutti facciano tanti goal”. Agli adulti, continua il messaggio, “si chiede ancor più umiltà e sapienza, nel dar vita ad una sinfonia di voci e di testimonianze che, invece di sconcertare e dividere le menti degli alunni, possano introdurli alla bellezza della realtà, complessa e misteriosa, ma non abbandonata al caos, al consumo, al capriccio. Se le circostanze odierne ci costringono a riunirci per affrontare le difficoltà, cercare modalità didattiche inedite, sperimentare riassetti dei programmi, ciò può essere un’occasione per rinnovarci ed essere più vivi ed efficaci. Una scuola che si trascina stancamente, in cui ognuno si ritenesse a posto avendo fatto il suo pezzettino di lavoro, non sarebbe affatto fruttuosa”.