“Pensiamo alla fine, smettiamola di odiare”. È l’invito centrale dell’Angelus di ieri, in cui il Papa si è soffermato sul significato del perdono. “Oggi, al mattino, mentre celebravo la Messa – ha rivelato Francesco ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale – mi sono fermato, sono stato colpito da una frase della prima Lettura, nel libro del Siracide. La frase dice così: ‘Ricorda la fine e smetti di odiare’. Bella frase! Pensa alla fine! Pensa che tu sarai in una bara… e ti porterai l’odio lì? Pensa alla fine, smetti di odiare! Smetti il rancore. Pensiamo a questa frase, tanto toccante: Ricorda la fine e smetti di odiare’”. “Non è facile perdonare – ha ammesso il Papa – perché nei momenti tranquilli uno dice: ‘Sì, questo me ne ha fatte di tutti i colori ma anch’io ne ho fatte tante. Meglio perdonare per essere perdonato’. Ma poi il rancore torna, come una mosca fastidiosa d’estate che torna e torna e torna… Perdonare non è soltanto una cosa di un momento, è una cosa continua contro questo rancore, questo odio che torna”. “Non possiamo pretendere per noi il perdono di Dio, se non concediamo a nostra volta il perdono al nostro prossimo”, il monito di Francesco: “È una condizione: pensa alla fine, al perdono di Dio, e smettila di odiare; caccia via il rancore, quella mosca fastidiosa che torna e torna. Se non ci sforziamo di perdonare e di amare, nemmeno noi verremo perdonati e amati”.