(New York) Con una risoluzione adottata da 169 Paesi, con l’astensione di Ucraina e Ungheria, l’Assemblea generale dell’Onu ha chiesto “un’intensificazione della cooperazione internazionale e della solidarietà per contenere, mitigare e superare la pandemia e le sue conseguenze, una delle più grandi sfide globali nella storia delle Nazioni Unite”. La risoluzione esorta gli Stati membri a “consentire a tutti i Paesi di avere un accesso tempestivo senza ostacoli a diagnosi, terapie, medicinali e vaccini di qualità, sicuri, efficaci e convenienti”, nonché “alle attrezzature adeguate per la risposta Covid-19”. Inoltre con un voto di 132 a 3, l’Assemblea ha adottato un emendamento proposto da Cuba contro le sanzioni economiche: si domanda ai Paesi “di astenersi dal promulgare e applicare qualsiasi misura economica, finanziaria o commerciale unilaterale non conforme al diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite che impedisca il pieno raggiungimento di sviluppo economico e sociale, in particolare nei Paesi in via di sviluppo”. L’ambasciatore afghano Adela Raz, che ha coordinato la stesura della risoluzione con l’inviato croato Ivan Simonovic, ha detto all’assemblea che la risoluzione non è solo una risposta alla malattia “ma un omaggio alle vittime”, osservando che più di 900mila persone nel mondo sono morte e oltre 25 milioni sono stati infettati.
Nel documento si riconosce anche “il ruolo dell’immunizzazione estesa contro il Covid-19, come un bene pubblico globale per la salute, nella prevenzione, nel contenimento e nell’arresto della trasmissione al fine di porre fine alla pandemia” e domanda che i “ vaccini una volta sicuri, di qualità, efficaci, accessibili e convenienti siano disponibili” per tutti. Inoltre si invitano i governi e le istituzioni finanziarie internazionali “a fornire più liquidità al sistema finanziario, specialmente in tutti i Paesi in via di sviluppo”. Si sollecitano poi i Paesi membri “ad adottare un approccio sensibile al clima e all’ambiente per gli sforzi di recupero di Covid-19”, anche allineando gli investimenti e le politiche interne con gli obiettivi delle Nazioni Unite e l’accordo di Parigi del 2015 per combattere il cambiamento climatico. Battuti gli Stati Uniti e Israele che avevano cercato di rimuovere due paragrafi dalla risoluzione, uno sui diritti delle donne alla “salute sessuale e riproduttiva” e l’altro sulla “promozione del trasporto globale sostenibile”. Gli Usa si sono opposti a tutti i riferimenti all’Organizzazione mondiale della sanità, che l’amministrazione Trump ha smesso di finanziare, accusando l’agenzia delle Nazioni Unite di non aver fatto abbastanza per impedire la diffusione del virus.