“C’è stato un momento, durante il picco dell’emergenza, in cui non c’erano le notizie, ma c’era la notizia: il Covid. Abbiamo cercato di arrivare dove la grande informazione non arrivava, anche nel locale o in altri Paesi, dove avevamo fonti che ci potevano dare un riscontro su quello che stava succedendo. Con una particolare attenzione alla persona”. Lo ha detto il direttore del Sir, Amerigo Vecchiarelli, intervenendo al festival della comunicazione “I media Cei… insieme per passione”, che si è concluso ieri sera a Terrasini. Soffermandosi sul tema “Non sprecate parole”, il direttore dell’agenzia Sir ha evidenziato che “le parole devono essere ispirate, più che sprecate”. “Viviamo di una Parola che ci è ispirata dal primo momento e in base a quella poi diffondiamo le nostre”.
La tipologia di informazione auspicata, oggi più che mai, è “un’informazione che aiuti a far crescere”. “È vero che quella che viviamo è veloce e tempestiva. E, a volte, non c’è il tempo di approfondire. Ma dobbiamo sfruttare la realtà di oggi nel miglior modo possibile”. Nell’equazione “informazione-servizio”, Vecchiarelli ha ricordato l’importanza di “gestire il nostro servizio con umiltà per vedere le cose con un occhio diverso, come ci chiede Dio”. La sfida, dunque, è “capire cosa lasciare in questo tempo”. Per il futuro la prospettiva è quella della collaborazione: “Non deve essere e non può più essere tutto come prima. Non possiamo lasciarci alle spalle ciò che la pandemia ha cambiato nelle nostre redazioni, dobbiamo tenerlo presente per costruire rapporti migliori”.