“Con l’arrivo del web tante testate diocesane sono corse dietro a quest’innovazione, alla tecnologia, adattandosi passivamente, aprendo un sito per affiancare o per sostituire la testata cartacea. Ogni nuovo linguaggio, però, ha una ricaduta antropologica e sociale che modifica le relazioni tra le persone”. Lo ha detto il presidente della Fisc, Mauro Ungaro, intervenendo al festival della comunicazione “I media Cei… insieme per passione”, che si è concluso ieri sera a Terrasini. Il rischio indicato è quello di “inseguire la tecnologia per dare vita a un prodotto appetibile”. “Invece di consegnare alla vita gli strumenti si corre il rischio di consegnarla ai dispositivi che ne determinano il valore”. L’auspicio di Ungaro è, invece, quello di avere “la capacità e il coraggio di guardare alle proprie origini”. “Così si può abitare da protagonisti l’aeropago digitale”.
Soffermandosi sui vent’anni di Giornotto, il mensile dell’arcidiocesi di Monreale, che ha organizzato il festival, il presidente della Fisc ne ha ricordato il motto: “Formazione e informazione”, già indicato da Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio. “Le testate diocesane devono essere un mezzo per accompagnare le comunità nella fede”. Quindi, ne ha indicato i compiti – promuovere “speranza e profezia” – e il radicamento nel territorio. “Il territorio per i nostri periodici non rappresenta solo la porzione geografica di cui si occupa, ma le persone che lo abitano. Occorre riuscire, con professionalità adeguate e i nuovi mezzi della comunicazione, ad affidare al lettore nomi, volti e storie vissute”.