“La decisione era nell’aria a causa dell’aumento dei contagi. Le imminenti festività ebraiche sono occasione di assembramento e rappresentano un rischio maggiore davanti al fatto che i contagi sono andati fuori controllo”. Così dichiara al Sir il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, commentando la notizia del nuovo lockdown di tre settimane deciso dal governo israeliano, da venerdì 18 settembre ad almeno il 10 ottobre. L’inizio del nuovo lockdown coincide con il capodanno ebraico, Rosh Hashana, e durerà per tutte le festività del Kippur e Sukkot, impedendo di fatto preghiere pubbliche e assembramenti. Ragion per cui i partiti religiosi che formano la coalizione di governo si sono detti contrari alla decisione e minacciato di uscire dall’esecutivo. Per il Custode occorre “imparare a gestire la situazione senza farsi prender dalla paura che non porta a nessuna ripresa. Non siamo più a marzo – spiega padre Patton – quando non sapevamo come intervenire. Ora sappiamo meglio, a livello sanitario, come fronteggiare il virus. Certamente vanno prese in carico e protette le persone più a rischio, ma è chiaro che un po’ di normalità va ritrovata”. Per ciò che riguarda l’impatto del nuovo lockdown sui santuari e sui Luoghi santi il Custode non prevede particolari conseguenze perché, afferma, “non ci sono pellegrini. Le uniche presenze che registriamo sono quelle di visitatori locali e fedeli del posto. La vita dei santuari oggi scorre tra la preghiera comunitaria e la manutenzione dei siti. Le conseguenze saranno pesanti sulle nostre scuole costrette a chiudere. Sarà difficile per le famiglie tenere i figli in casa e andare a lavorare, per chi ancora ha un impiego”. Da qui la necessità, ribadita dal Custode, di “ragionare in termini di gestione della pandemia con la quale – dicono gli esperti – dovremo imparare convivere ancora per parecchio in attesa del vaccino”.