“La nostra intenzione è che sia prolungato, che si continui ad adottarlo ad experimentum”. Così il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha risposto ad alcune domande dei giornalisti a proposito dell’accordo sulla nomina dei vescovi, tra il Vaticano e la Cina, che scadrà ad ottobre. “Se c’è la stessa intenzione anche da parte loro?”, ha proseguito il cardinale a margine di una conferenza con il premier Giuseppe Conte all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede: “Penso e spero di sì”, anche se questi primi risultati” non sono stati particolarmente eclatanti”. “Con la Cina – ha spiegato il segretario di Stato vaticano – il nostro interesse attuale è quello di normalizzare il più possibile la vita della Chiesa, far sì che la Chiesa possa vivere una vita normale che per la Chiesa cattolica è anche avere relazioni con la Santa Sede e col Papa e poi naturalmente tutto questo anche in uno sfondo di pacifica convivenza, di ricerca della pace e di superamento delle tensioni, la nostra prospettiva però è su questo tema ecclesiastico”. “Siamo stati entrambi in Libano – ha reso noto il card. Parolin a proposito del colloquio privato con il Presidente del Consiglio – abbiamo discusso di che cosa si può fare per il Libano che in questo momento si trova davvero in una situazione di grande sofferenza e di grande instabilità. Non solo aiuti economici, c’è tutto l’aspetto di ricostruzione del Libano. Io sono rimasto scosso dal disastro provocato anche a tante strutture tra cui anche strutture della chiesa cattolica come ospedali e scuole, c’è certamente l’aspetto dell’aiuto e della cooperazione internazionale, ma anche soprattutto il far emergere le forze nuove che superino logiche del passato che sono logiche di ricerca di interessi particolari. Queste forze nuove che si sono manifestate anche nelle manifestazioni di protesta, possano trovare nuovi spazi per esprimersi anche istituzionali in favore del bene comune”.