“In questo momento, la preghiera è la nostra unica forza. In tutto il paese, dalle piccole parrocchie di campagna alle grandi cattedrali delle città, il popolo cattolico e tanti altri religioni presenti in paese stanno pregando per la pace nel Paese e per il ritorno in patria dell’arcivescovo”. Lo afferma il vicario episcopale per la città e la regione di Mogilev, mons. Aliaksander Yasheuski, in merito alla sempre più complicata vicenda che purtroppo vede l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz presidente della Conferenza dei vescovi cattolici in Bielorussia, ancora obbligato dal 31 agosto a non poter rientrare in patria. In un colloquio con il Sir, il vicario spiega: “non ci aspettavamo una decisione di questo genere. Il nostro metropolita si è recato in Polonia solo per celebrare e presiedere funzioni religiose. Le sue motivazioni non erano pertanto politiche. Quando però poi ha provato a tornare, è stato bloccato alla frontiera. L’arcivescovo ha chiesto le motivazioni e gli è stato spiegato, in una lettera, che il suo passaporto al ministero degli affari interni è stato riconosciuto ‘invalido’. Mons. Kondrusiewicz per la Chiesa cattolica in Bielorussia è una figura molto importante e fin dall’inizio delle manifestazioni, non ha mai pronunciato una parola politica. Mai si è schierato per una parte o per una persona in particolare. Ha sempre parlato per il bene del popolo. Ha sempre chiesto – alla luce dell’insegnamento sociale della Chiesa – dialogo, riconciliazione, perdono e verità, come il Santo Padre all’Angelus di ieri”.