“Una soluzione pacifica dipende molto dalla volontà dei leader politici a cominciare il dialogo”. E’ “dialogo” la parola-chiave per la Bielorussia e a ribadirla oggi è il vicario episcopale per la città e la regione di Mogilev, mons. Aliaksander Yasheuski, all’indomani dell’appello lanciato ieri all’Angelus da papa Francesco. “Bisogna innanzitutto dire che il Santo Padre non ha nominato nessun Paese in particolare e tanto meno ha citato il nome della Bielorussia”, precisa subito il vescovo in un’intervista rilasciata al Sir. “Però, noi come pastori di questo Paese, abbiamo visto nelle parole del Santo Padre una situazione che stiamo vivendo. Dopo le elezioni presidenziali del 9 agosto, la nostra gente ha cominciato a scendere in piazza per dare voce ai problemi e al desiderio di un futuro diverso e migliore. Anche se il Santo Padre non ha citato esplicitamente il nostro Paese, vediamo nell’appello lanciato ieri una parola del Papa per noi”. E aggiunge: “sono parole importantissime. Le manifestazioni in Bielorussia sono pacifiche. Non sono aggressive. Tutto il mondo ci sta guardando e ci sta ammirando proprio per questo. Quando, nei primi giorni di protesta, gli uomini sono stati imprigionati, a scendere in campo e a prendere in mano la situazione sono state le donne. Sono le donne oggi la voce dei loro mariti e dei loro figli. Anche l’appello ai leader politici è importante, perché se i responsabili non si mettono in dialogo, non potranno mai capire quali cambiamenti la popolazione sta chiedendo e di che cosa ha bisogno. E infine il Santo Padre si è rivolto ai pastori e a tutta la comunità cattolica affinché favoriscano il dialogo pacifico, attivino processi di riconciliazione, promuovano il perdono ed è proprio quello che stiamo facendo in Bielorussia nelle ultime settimane”.