È ufficialmente iniziato il nuovo anno scolastico anche per le scuole del Patriarcato Latino di Gerusalemme. A causa della pandemia da Covid-19 gli Istituti hanno adottato tutte le precauzioni e applicato i regolamenti stabiliti dal Ministero della Pubblica Istruzione per garantire la sicurezza degli studenti. A riferire la notizia è lo stesso Patriarcato Latino che parla di laboratori per insegnanti organizzati prima dell’apertura delle scuole sull’uso della tecnologia nell’apprendimento a distanza. Le procedure adottate prevedono l’uso di mascherine, il distanziamento sociale in classe, l’installazione di segnali di sicurezza nelle aule. All’arrivo degli studenti a scuola, gli insegnanti misurano la temperatura e disinfettano loro le mani prima di mandarli in classe. In alcune scuole è stata introdotta l’alternanza dei giorni scolastici, perciò gli studenti sono stati divisi in due gruppi, ciascuno dei quali frequenta le lezioni per metà della settimana per garantire un’adeguata distanza tra i banchi. Regole seguite anche nelle altre scuole pubbliche e private. Purtroppo, fa sapere il Patriarcato, “alcune scuole hanno segnalato casi di infezione da Covid 19 e di conseguenza sono state chiuse per un certo periodo”. A Gaza si registra un peggioramento della situazione sanitaria. L’8 agosto scorso, più di 500.000 studenti sono tornati a scuola dopo la sanificazione di tutte le strutture. L’inizio anticipato del nuovo anno scolastico mirava a compensare le lezioni perse durante la chiusura e il blocco da Covid-19 imposti a Gaza sei mesi fa. Nonostante le precauzioni, il 24 agosto sono stati segnalati nuovi casi, così che il governo di Gaza ha imposto un coprifuoco di 48 ore poi prolungato a 72 ore. Peggioramento coinciso con l’acuirsi tensioni tra Hamas e le forze israeliane, che sono giunte a tagliare il carburante all’unica centrale elettrica esistente. La scoperta dei nuovi casi di Covid ha di fatto imposto l’interruzione delle attività scolastiche e parrocchiali nella comunità cristiana locale. A ieri, 11 settembre, nella Striscia di Gaza, dove circa 1,8 milioni di palestinesi vivono in un’area di 365 km², si sono registrati 1427 casi attivi di Covid-19. L’8 agosto erano solamente 78. Provvedimenti anti Covid-19 adottati anche nel seminario di Beit Jala: annullati programmi e un’ordinazione sacerdotale. Il 17 giugno scorso è stato sospeso l’anno accademico 2020-2021 per il Seminario minore. Per i seminaristi del Seminario Maggiore, il 27 agosto ha preso il via il nuovo anno accademico. In Cisgiordania, il presidente Mahmoud Abbas ha rinnovato lo stato di emergenza per la quinta volta il 4 settembre, dopo che i casi attivi hanno raggiunto i 9660, con Hebron la città più contagiata con 3729 casi. Fino a ieri,11 settembre, sono stati segnalati 10.080 casi attivi in Cisgiordania. Nuovo lockdown, il secondo, per Israele che non potrà così festeggiare Rosh Hashana, il Capodanno ebraico. Un blocco di due settimane che coincide con le festività più importanti nel calendario ebraico, fino a Yom Kippur. Chiuderanno scuole e attività commerciali (tranne supermercati e farmacie). I ristoranti possono restare aperti per il take-away, gli spostamenti sono limitati a 500 metri dall’abitazione. In Israele, al 10 settembre, si contavano 33.681 casi attivi di Covid-19, su 144.267 casi totali segnalati dall’inizio della pandemia.