Omicidio di Willy Monteiro: Mario Pollo, “per gli aggressori la vittima è come il personaggio di un videogame”. Ma “nessuno è irrecuperabile”

Persone come gli aggressori di Willy Monteiro, “che mascherano la propria debolezza con la forza bruta, non sono in grado di comprendere la gravità delle azioni che stanno compiendo, né di percepire la sofferenza che il loro agire causa nella vittima”, spiega in un’intervista al Sir Mario Pollo, antropologo dell’educazione, già docente di sociologia e pedagogia all’Università Lumsa di Roma. Privi di empatia è come se stessero giocando a una sorta di Mortal Kombat: “Come in un videogame, le persone sono per loro involucri vuoti, simulacri. Non avvertono il mistero e la complessità della vita che percorre le loro vittime”, ridotte quasi a personaggi “virtuali”. Per il sociologo, “avendo smarrito la capacità di conoscere se stessi si sono svuotati, per primi, di umanità e si riconoscono solo dalla loro immagine, dal fisico tatuato e dai muscoli pompati. E questa de-umanizzazione trasferita nella vita reale ‘legittima’ in qualche modo la violenza”.
Come intervenire? “Educando al valore profondo della vita umana” e “alla relazione con gli altri e con se stessi, anche attraverso il lavoro di gruppo”, risponde Pollo, forte della propria esperienza trentennale di insegnante di animazione culturale. “Noi siamo riusciti a recuperare adolescenti e giovani che avevano intrapreso strade sbagliate”, racconta con riferimento alla sua attività nei primi anni del Ceis di don Picchi. “Questo dimostra che ogni persona è redimibile e con un lavoro serio può essere aiutata a risalire dall’abisso”, ma “non si può più perdere tempo”.

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