Lesbo: Moritz (Ccme), “hotspot non diventi la regola nella politica europea di asilo”

“Facciamo appello al governo greco affinché sostenga gli sforzi della società civile greca, comprese le Chiese, che sono già sul campo, e facciamo appello all’Unione europea affinché aiuti la Grecia in questo. Dobbiamo, tuttavia, riconoscere che si tratta purtroppo di un disastro prevedibile”. È l’appello lanciato on line in un video da Torsten Moritz, segretario generale della Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (Ccme) – organismo del Consiglio mondiale delle Chiese, Wcc, e della Conferenza delle Chiese in Europa, Cec -, a seguito degli incendi scoppiati a Moira, sull’isola di Lesbo. “Tredicimila persone che già vivevano in condizioni inaccettabili – dice Moritz – sono ora senza casa. Siamo con loro nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere, speriamo davvero che nessuno si sia ferito, dal punto di vista fisico, durante questi eventi”. La prima reazione, prosegue Moritz, deve essere quella di assicurare che le persone ricevano alloggio, cibo e tutto ciò che è loro necessario. Ma dal Wcc giunge un monito riguardo alle condizioni “insopportabili” dell’hotspot non solo di Moira ma anche di molti altri in Europa. Pertanto, gli incendi scoppiati a Lesbo devono essere “un segnale per porre fine all’approccio hotspot” e consentire alle persone di essere “ricollocate in tutta Europa”,  “accolte e non scoraggiate”. “L’approccio hotspot non diventi la regola nella politica europea di asilo “, sostiene Moritz che aggiunge: “L’Europa è un continente abbastanza forte per ospitare, ricevere e offrire procedure di asilo dignitose a tutti coloro che arrivano”.

 

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