“Come saranno ricordati dalle generazioni future, tra dieci, venti, cento anni, questi lunghi giorni, settimane e mesi della pandemia di coronavirus?”, è la domanda che mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) si pone nell’incipit di una riflessione pubblicata oggi sul sito della Dbk. 14 pagine dense di riflessioni e speranza, ma anche di domande rivolte ai sacerdoti e ai fedeli, non solo cattolici. “Il coronavirus e la ricerca di un tempo futuro” è il titolo del testo: nei cinque capitoli, mons. Bätzing si ferma a riflettere su “gli eventi e le decisioni” che la pandemia ha comportato; il “lutto e l’innovazione” che sono contemporaneamente emersi nei mesi scorsi; la “distanza e la prudenza” che sono diventate realtà; poi fa una riflessione sul “tempo e un nuovo inizio” e su “la coesione e la memoria”. Oltre a tante sofferenze, la pandemia ha generato un’interruzione della vita quotidiana e una revisione di molte abitudini date per scontate, scrive Bätzing, che fa un lungo elenco di cose che probabilmente resteranno impresse nella memoria collettiva: “Ricorderemo sicuramente per sempre la profonda esperienza di una grande interruzione”. Per il vescovo Bätzing resterà nella memoria “il ricordo degli anziani di Bergamo, morti nella solitudine o ai medici, alle infermiere e ai sacerdoti che sono stati contagiati perché rimasti a fianco dei moribondi”; ma non sarà dimenticato nemmeno il tempo liturgico della Pasqua senza funzioni religiose, la solitudine nelle case di risposo, gli artisti e i lavoratori autonomi che temono per la loro esistenza, un’economia sull’orlo del collasso, la violenza nelle famiglie, la fame e i bisogni del mondo”.