“Abbiamo sperimentato, durante i giorni bui del lockdown e lo stiamo vivendo ancora adesso, che la comunicazione non è qualcosa di meramente strumentale o di accessorio, ma appartiene alla nostra stessa esistenza”. È quanto afferma Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni sociali, intervistato da Vatican News a proposito del sito web allestito dalla Cei in tempo di Covid, che il bollettino settimanale sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid 19, a cura della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, cita accanto ad altre esperienze di altri Paesi. Secondo Corrado, durante il lockdown le reti sociali hanno favorito un maggior coinvolgimento dei giovani, “soprattutto nel momento in cui ci siamo tutti ritrovati chiusi nelle nostre case ed abbiamo riscoperto di far parte di una comunità che va oltre le barriere restrittive”. L’altra scoperta è che “ancora persiste una sorta di analfabetismo digitale”, cosa che “ci deve far riflettere su un impegno educativo e formativo che non può essere più disatteso”. Serve, quindi, secondo il direttore dell’Ufficio Cei, una “nuova evangelizzazione” del mondo digitale, che implica la “capacità di saper leggere, informare e formare sulle novità della comunicazione per poter far aderire al meglio il messaggio del Vangelo all’interno dei nuovi contesti”.