Una ferma condanna per l’assassinio di Monferrier Dorval, presidente del collegio degli avvocati di Haiti, avvenuto lo scorso 28 agosto, e per altri recenti fatti di sangue viene espressa dalla Conferenza episcopale haitiana, in una nota diffusa ieri e firmata dalla presidenza dell’organismo ecclesiale. L’avvocato, docente in varie università del Paese e sostenitore della necessità di una nuova Costituzione per far uscire dalla crisi, godeva di grande considerazione. È stato freddato da un commando che ha sparato contro di lui 15 colpi. Si tratta del momento culminante di un’ondata di violenza che ha avuto un’escalation nel mese di agosto. Il giorno precedente, giovedì 27, erano stati uccisi l’imprenditore Michel Saieh e il presentatore radiofonico Frantz (Francky) Adrien Bony. L’Ufficio Onu di Port-au-Prince lo scorso 12 agosto aveva espresso preoccupazione per la violenza delle bande armate e i 159 omicidi compiuti nei primi sei mesi dell’anno.
“Purtroppo – scrivono i vescovi haitiani – questa realtà è diventata la vita quotidiana delle persone, che vivono ora sotto shock, trauma, rabbia, indignazione, rivolta, preoccupazione. Non è solo un attacco estremo e grave alla vita, che viene così banalizzata, ma anche alla giustizia, al diritto, alla pace, alla convivenza sociale e alla costruzione di una vita giusta, fraterna, armoniosa e tranquilla”.
Prosegue la nota: “Protestiamo con tutte le nostre forze contro questa insicurezza endemica, per la violenza delle bande armate che affligge il Paese e semina morte, lutto, afflizione, desolazione e paura nelle famiglie. Queste situazioni portano Haiti direttamente nell’abisso. Perché le autorità e le forze dell’ordine rimangono indifferenti, a braccia conserte, senza fare nulla? Perché il Paese è stato consegnato nelle mani di banditi e assassini? Non si può più andare avanti. La popolazione civile pacifica non ce la fa più. La gente ne ha abbastanza di retorica, promesse vuote e inchieste infruttuose. Vuole e chiede immediatamente azioni concrete e forti per sradicare definitivamente l’insicurezza e impunità, che aumenta la sua miseria e disperazione. Diciamo con la gente: quando è troppo, è troppo!”.
Se le istituzioni non intervengono immediatamente, “temiamo che presto sarà troppo tardi. Il Paese ogni giorno sprofonda sempre più nell’oscurità della stagnazione economica, della sofferenza, della disperazione”.