“Ci pare di essere come in una barca a vela ferma in mezzo al mare, senza vento”. Così padre Simone Bernardi, torinese, missionario del Sermig a San Paolo, dove svolge il suo ministero nel locale Arsenale, descrive la situazione del Covid-19 nella metropoli, la più colpita del Brasile dalla pandemia. Prosegue padre Simone, che in un video inviato al Sir racconta come l’Arsenale è riuscito a ospitare per la quarantena in questi mesi tantissime persone di strada senza registrare contagi: “I numeri, nelle ultime settimane, sono calati un po’. Ma resta il fatto che qui i contagi sono iniziati in marzo, siamo in pratica bloccati da sei mesi. Ormai c’è assuefazione, anche numeri elevati di contagi e vittime non fanno quasi neppure notizia. Senza contare il fatto che si fanno pochissimi tamponi, e i numeri sono sicuramente sottostimati”.
Per l’Arsenale di San Paolo, questi sono stati mesi eccezionali, con la messa in atto di una quarantena davvero particolare: “Noi qui all’Arsenale da anni ospitiamo persone del povo de rua, gente di strada, anche se non si tratta dei senza fissa dimora che siamo abituati a conoscere in Europa. Sono persone che vivono in strada, non nelle favelas, a volte si tratta di intere famiglie, c’è chi vive su un marciapiede, avendo come rifugio un pezzo di cartone. Un censimento del Comune ha fotografato una realtà di 25-30mila persone. Già erano in aumento prima, e ora la realtà economica sta diventando sempre più complessa”. Mille le persone che venivano accolte ogni giorno dalla struttura del Sermig prima della quarantena, per l’80% uomini. “Ma quando è iniziato il lockdown le mille persone sono rimaste da noi ininterrottamente per 96 giorni, dal 23 marzo al 29 giugno”.