Sono 120 i giovani volontari e gli operatori di Caritas Libano attivi sin dal primo momento dell’esplosione nel porto di Beirut, martedì 4 agosto, che ha provocato, ad oggi, 137 morti, oltre 5.000 feriti e 300mila sfollati. Secondo quanto riferito al Sir da Caritas Libano i volontari sono impegnati “a portare soccorso ai feriti, sgombrare abitazioni, negozi e strade dalle macerie, distribuire acqua e cibo agli sfollati, fornire sostegno psicologico soprattutto ai bambini, terrorizzati da quanto accaduto. Tre team medici mobili di Caritas Libano sono stati attivati per sostenere i medici negli ospedali, ormai al collasso”. Mercoledì 5 agosto, dopo una teleconferenza internazionale cui hanno partecipato 31 operatori di 16 Caritas nazionali di tutto il mondo, Caritas Libano si è detta pronta a lanciare una prima risposta di urgenza (rapid response), contando sull’aiuto finanziario e tecnico della rete Caritas. Tre i “bisogni urgenti” emersi nel meeting on line: “assistenza sanitaria per gli oltre 5.000 feriti (inclusa la salute mentale), cibo e acqua, alloggio per i 300mila sfollati”. Questa prima risposta rapida, che ha la durata di un mese (5 settembre) “punterà a raggiungere più di 84.000 persone che riceveranno generi alimentari e/o pasti caldi (15mila libanesi), farmaci e prodotti farmaceutici (4mila libanesi), trattamenti di primo soccorso e servizi di assistenza infermieristica (1500 libanesi), kit per l’igiene e materiali per la pulizia della casa (1.000 famiglie per un totale di circa 5.000 persone), interventi di tutela della salute mentale e del supporto psicosociale (1000 libanesi), interventi di manutenzione straordinaria e rimozione dei detriti dalle le loro case travolte dall’onda d’urto dell’esplosione (100 famiglie), attività di coinvolgimento comunitario (35mila libanesi).
Inoltre 300 operatori tra lo staff e i volontari Caritas riceveranno dei dispositivi di protezione individuale, come protezione contro il coronavirus ma anche contro il rischio di lavoro sul campo a contatto con macerie e scorie tossiche. Caritas Libano prevede per questo progetto una spesa di 250.215 euro, di cui più di 200mila già stanziati dai partner internazionali, tra cui Caritas Italiana (20mila euro). “Si tratta di un lavoro lungo e complesso – affermano da Caritas Libano – perché le scorte alimentari e di generi di prima necessità dell’intero Paese sono andate distrutte, così come quelle di medicinali e carburanti, moltissime attività economiche, lasciando senza lavoro decine di migliaia di persone. Il lavoro della Caritas libanese e delle altre organizzazioni umanitarie sarà concentrato anche nella riabilitazione, senza dimenticare l’impegno volto a ridurre il rischio di tensioni sociali e politiche (gestione del conflitto e riconciliazione)”.