“Sarebbe bene, quando gli argomenti sono così scabrosi, difficili e, perché no, divisivi, evitare il rischio di indeterminatezza in questo caso nascosto nell’uso dei termini di ambito antropologico dei quali si dà per acquisito una significazione universale e condivisa”. Così Renata Natili Micheli, presidente nazionale del Centro italiano femminile, riferendo la notizia secondo cui “l’organismo tecnico della Camera, Comitato per la legislazione, che valuta l’omogeneità, la semplicità e chiarezza del linguaggio delle leggi in discussione, ha inviato un richiamo formale alla commissione Giustizia della Camera perché venga approfondita la distinzione ‘tra discriminazioni fondate sul ‘genere’ e quelle sulla ‘identità di genere’”. “Anche la Corte costituzionale nella sentenza n. 27 del 2017 e la Direttiva Ue 2011 non propongono alcuna definizione dell’identità di genere che elimini equivoci lessicali sempre in agguato quando si parla di dati anagrafici, orientamento sessuale e identità”.