Il card. Leopoldo José Brenes, arcivescovo di Managua, ha presieduto ieri la santa messa all’ingresso della cappella del Sangue di Cristo, nella cattedrale, insieme a sacerdoti e religiosi. Si è trattato della prima messa dopo il sacrilego attentato incendiario di venerdì scorso alla cappella che custodiva il Santissimo, che ha praticamente distrutto la preziosa statua di Cristo.
Nella sua omelia, l’arcivescovo ha sottolineato: “Molti di noi forse non sono stati in grado di dormire, altri si potrebbero chiedere se è tutto vero quello che in modo selvaggio e terroristico è stato realizzato alla nostra immagine del Sangue di Cristo. Tuttavia, la consolazione è per tutti. La Chiesa ha sempre sofferto e continuerà a soffrire, ma la certezza è che il Signore è con noi. Dobbiamo aggrapparci alla croce, perché se ci aggrappiamo alla sua croce chi può separarci dall’amore di Dio? Vediamo il sangue carbonizzato di Cristo, però l’immagine e la croce hanno resistito alle forze delle fiamme, come testimonianza per noi che la croce non è così facilmente sconfitta, la croce non è così facilmente distrutta. Ecco perché oggi rivolgo un appello ad aggrapparsi alla croce, a stare ai piedi della croce, come Maria e quel piccolo gruppo che la accompagnava”.
Non ci sono, invece, novità sulle cause dell’attentato che il card. Brenes ha definito “terroristico”. Secondo le autorità non si è trattato di un gesto intenzionale, mentre il nunzio in Nicaragua, mons. Waldermar Stanislaw Sommertag, ha chiesto un’indagine “seria, attenta e trasparente” sul caso.