Tensioni sociali, manifestazioni e blocchi stradali, con alcuni episodi di violenza e assembramenti, si stanno verificando nelle principali città della Bolivia, dove rimangono al momento ufficialmente fissate le elezioni presidenziali per il 6 settembre, anche se resta l’interrogativo se esse siano effettivamente realizzabili, dato che il contagio del Covid-19 continua a salire nel Paese.
Di fronte a questa situazione, in un video diffuso ieri, il presidente della Conferenza episcopale boliviana (Ceb), mons. Ricardo Centellas, arcivescovo di Sucre, definisce questi scontri e manifestazioni “un duro colpo contro la vita”. E aggiunge: “Già abbiamo restrizioni a sufficienza nella nostra vita quotidiana e non è giusto che a questo si sommino le manifestazioni di protesta che sfociano in blocchi, i quali attentano alla vita del popolo”. Secondo mons. Centellas la gente, proprio in questo momento particolarmente difficile, chiede dialogo e tranquillità sociale.
In un altro comunicato, la Chiesa boliviana prende posizione contro la decisione di chiudere anzitempo l’anno scolastico. Secondo mons. Fernando Bascopé, presidente dell’area educazione della Ceb, “educare è dare vita, è un atto d’amore che non ha mai una fine”. Perciò, “l’educazione non può cessare perché è come far cessare la vita, è troncare speranze”. Prosegue la nota: “Condividiamo la preoccupazione dell’Onu che ha definito terribile la perdita subita dai bambini a causa della chiusura anticipata dell’anno scolastico”. Si evidenzia, inoltre, il grande lavoro fatto in questi mesi dalle scuole cattoliche, all’insegna di “creatività e responsabilità”. “Non vogliamo pensare che tutti questi sforzi siano stati vani”, scrive mons. Bascopé facendo appello alle autorità.