“Dopo le elezioni parlamentari in Montenegro la situazione politica è cambiata definitivamente”: è il commento a caldo all’indomani del voto per il rinnovo del Parlamento del Paese balcanico rilasciato al Sir dall’analista politico Nikolay Krastev. “Dai risultati si evince che l’opposizione filoserba ha possibilità uguali al partito filooccidentale del presidente Milo Dzukanovic di formare un governo”, afferma. E aggiunge: “Ruolo decisivo nella campagna elettorale hanno giocato Belgrado e Mosca con la carta della minaccia per la Chiesa ortodossa serba che ha fatto uscire tantissime persone per votare contro il partito al governo”. “Da dicembre – spiega – la Chiesa ortodossa serba, confessione prevalente nel Paese, è in conflitto aperto con il governo dopo la controversa legge sui culti che permetteva allo Stato di appropriarsi di proprietà di cui le confessioni non possono dimostrare la proprietà con adeguati documenti”. “È una questione molto complessa – chiarisce l’esperto – legata al fatto che in Serbia molti non possono accettare ancora il fatto che dal 2006 il Montenegro sia uno Stato indipendente, ormai membro della Nato e sul cammino europeo, la Chiesa ortodossa serba ritiene molti dei monasteri storici sua proprietà mentre loro fanno parte della storia dell’antico regno del Montenegro”.
“Tenendo presente tutti questi fattori, come anche la presenza delle minoranze etniche nel Paese balcanico (albanesi 5%, bosgnacchi 9%, croati1%), la cui situazione è a rischio con un governo filoserbo, la formazione del prossimo governo è molto complessa, come anche la stabilità e l’indipendenza politica del Montenegro”, conclude.