“Noi tante volte siamo molto bravi ed anche generosi nel voler aiutare gli altri a portare le loro croci, cosa pur degna di ogni rispetto, ma non siamo abbastanza pronti a prenderci la nostra croce, la nostra vita con le sue inevitabili croci. Magari siamo tentati di scaricarle su qualche malcapitato cireneo che ci passa accanto”. Lo ha detto il vescovo di Andria, mons. Luigi Mansi, nell’omelia della messa che ha celebrato ieri in cattedrale. Commentando il Vangelo del giorno, il presule ha ricordato che “Gesù proclama solennemente che chi vuole seguirlo come discepolo deve mettere in conto tre passaggi ben precisi, sui quali non c’è assolutamente possibilità di chiedere o ricevere sconti”. La prima condizione è “rinneghi sé stesso”. “Se scegliamo di seguire Gesù non è per tentare di ottenere successo e soddisfazioni nella vita – ha osservato il vescovo –, ma è per mettere al primo posto di ogni scelta l’osservanza di ciò che Gesù ci dice, seguendolo senza se e senza ma”. Poi, la seconda: “Prenda la sua croce”. “Vuol dire andare dietro a Gesù senza alcuna pretesa di un qualche nostro vantaggio. Prendere la croce era un’immagine che si rifaceva all’esperienza dei condannati a morte – ha spiegato –. Dal momento che ricevevano la croce sulle spalle perdevano ogni diritto ed erano alla mercé dei carnefici. Così sarà poi per Gesù stesso. Si tratta, dunque, di prendere la propria croce, senza cercare scappatoie”. Infine, la terza condizione: “Mi segua!”. “Seguire Gesù, cioè compiere una precisa e irreversibile scelta di vita: fare come lui, seguire i suoi molteplici esempi di vita. In ogni situazione provare a chiederci prima – è l’invito di mons. Mansi –: che farebbe Gesù al mio posto? E solo dopo metterci all’opera”.