“Non emergono differenze significative per quanto riguarda il genere. Uomini e donne sono stati colpiti nella stessa misura dal Sars-CoV-2 così come emerso anche da studi di altri Paesi. Per quanto riguarda l’età, la sieroprevalenza rimane sostanzialmente stabile al variare delle classi utilizzate nel disegno campionario. È comunque interessante notare come il dato di sieroprevalenza più basso sia riscontrabile per i bimbi da 0 a 5 anni (1,3%) e per gli ultra85enni (1,8%), due segmenti di popolazione per età verosimilmente più protetti e, quindi, meno esposti durante l’epidemia”. Sono alcuni dei risultati dell’indagine di sieroprevalenza sul Sars-CoV-2 condotta dal 25 maggio al 15 luglio secondo quanto previsto dal decreto legge 10 maggio 2020 n. 30 “Misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul Sars-CoV-2”, convertito in legge il 2 luglio 2020. Titolari dell’indagine sono Istat e Ministero della Salute nelle rispettive funzioni, mentre la Croce Rossa ha condotto la rilevazione sul campo con l’aiuto delle Regioni.
Secondo l’indagine, “gli occupati sono stati toccati dal Sars-CoV-2 analogamente ai non occupati. Le differenze emergono in base al settore di attività economica. Nella sanità si registra infatti la sieroprevalenza più alta con il 5,3% e un intervallo di confidenza che oscilla tra il 4,1% e il 6,6. Il dato arriva al 9,8% nella zona a più alta sieroprevalenza con un intervallo di confidenza dal 6,5% al 13,1%”.
In particolare, “gli occupati in settori essenziali e attivi durante la pandemia non presentano valori significativamente più elevati (2,8%) rispetto alla popolazione generale – così come emerge anche dallo studio spagnolo – o rispetto agli occupati in settori di attività economiche sospese (2,7%)”. Si evidenzia, tuttavia, sin da ora “un dato rilevante, di cui tener conto in termini di misure e provvedimenti di politica sanitaria, che riguarda i servizi di ristorazione e accoglienza in corrispondenza dei quali la prevalenza vale 4,2%”.
Sul versante dei non occupati “il tasso medio di sieroprevalenza si attesta al 2,1% per le casalinghe, al 2,6% per i ritirati dal lavoro, al 2,2% per gli studenti e all’1,9% per le persone in cerca di lavoro”.