Nell’ultimo numero de La Civiltà Cattolica, uscito sabato 1° agosto, un articolo di p. Giovanni Cucci, scritto anche alla luce della propria esperienza pastorale, si sofferma sulla questione degli abusi all’interno delle Congregazioni femminili. Un tema, scrive p. Cucci che “non assume per lo più la forma della violenza sessuale e non riguarda minori; tuttavia non per questo risulta essere meno importante e gravido di conseguenze rilevanti”. “Nell’odierno contesto culturale – spiega -, dove l’autorità risulta essere impopolare e fonte di stress (al punto che diversi superiori maggiori di Congregazioni maschili chiedono anzitempo un avvicendamento), in alcuni Istituti femminili si nota piuttosto la tendenza contraria, a prolungare a ogni costo il mandato ricevuto”. Questo perché, da una situazione di potere, possono scaturire numerosi benefici. “Essere superiora sembra garantire altri privilegi esclusivi, come usufruire delle migliori cure mediche, mentre chi è una semplice suora non può neppure andare dall’oculista o dal dentista, perché ‘si deve risparmiare’. Gli esempi riguardano purtroppo ogni aspetto della vita ordinaria: dall’abbigliamento alla possibilità di fare vacanza, avere una giornata di riposo o, più semplicemente, poter uscire per una passeggiata, tutto deve passare dalla decisione (o dal capriccio) della medesima persona”. Queste situazioni portano molte suore all’abbandono della vita religiosa. Ma anche una volta uscite dalle Congregazioni, non ricevono “alcun aiuto, anzi si è cercato in tutti i modi di impedire loro di trovare una sistemazione”, tanto che “Papa Francesco ha deciso di costruire una casa per coloro che, soprattutto straniere, non hanno un posto dove andare”. Si tratta, conclude p. Cucci, di “dedicare adeguata cura a queste situazioni, anche se non riceveranno il medesimo clamore mediatico: anche in questo caso, si tratta di dare voce a chi non ha voce”.