“La Perdonanza ha valenza non solo ecclesiale, ma anche sociale” e il perdono “è una strategia intelligente ed efficace, anche sul piano umano. Un antitodo potente alla patologia del conflitto che, come si sa, è contagiosa ed epidemica”. Lo ha detto questa sera il card. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita de L’Aquila, nell’omelia della Messa di chiusura della Perdonanza, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio.
Nel richiamare le parole di Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2002: “La pace è la condizione dello sviluppo, ma una vera pace è resa possibile soltanto dal perdono”, perché solo con una “politica del perdono” la giustizia assume “un volto più umano”, Petrocchi ha osservato: “La recente dichiarazione dell’Unesco, che riconosce la Perdonanza come patrimonio immateriale dell’umanità, fa leva proprio su questo fulcro etico universale”. Anche” sul piano razionale e dei valori generali – ha aggiunto -, la saggezza della riconciliazione costituisce un fattore di promozione integrale della persona e della comunità sociale. Il perdono tiene alta la soglia della sana tolleranza e rappresenta un farmaco che immunizza dalla logica distruttiva della ostilità e dello scontro”. Di qui un auspicio: L’Aquila “deve diventare ‘Scuola di incontro e di confronto’: laboratorio per attivare percorsi di riconciliazione. In sintesi: è chiamata a diventare, anche sul piano culturale e sociale, la ‘Capitale del perdono”.