Il mancato rinnovo di Paulo Abrão come segretario esecutivo della Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), voluto unilateralmente dal segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) Luis Almagro, ha provocato reazioni a diversi livelli, con la richiesta di rispettare l’autonomia dell’istituzione. Tra queste reazioni, si segnala anche quella della Repam, la Rete ecclesiale panamazzonica. Il 15 agosto è stato annunciato che Almagro, senza previa consultazione, aveva deciso di non rinnovare l’incarico di Abrão, nonostante la Commissione lo avesse ratificato all’unanimità per il periodo 2020-2024.
La Repam, in una nota firmata dal suo presidente e vicepresidente, i cardinali Claudio Hummes e Pedro Barreto, e dal suo segretario esecutivo, Mauricio López, mostrano la loro preoccupazione per la decisione, chiedendo che si tenga conto dell’autonomia della Cidh.
La nota ricorda che la Repam ha avuto “un rapporto ufficiale e collaborativo con la Cidh in varie aree per la protezione e l’accompagnamento delle popolazioni indigene, delle comunità e dei territori amazzonici dal 2015″. Sulla base di ciò, la Rete ecclesiale sottolinea che l’indipendenza e l’autonomia della Cidh, “un organismo per la promozione, l’osservanza e l’applicabilità dei diritti umani nella regione, devono essere rispettate”. La Commissione, infatti, “è in molte occasioni l’ultima istanza per la tutela dei diritti dei più deboli di fronte alle violazioni sistematiche che avvengono nei rispettivi luoghi di origine”.
Molti ritengono, fa notare la Repam, nel rivolgere alle parti un invito al dialogo, che il mancato rinnovo del segretario uscente derivi dalle pressioni di alcuni Governi “chiari nemici dei diritti umani”.