La comunità internazionale “deve intensificare con urgenza l’assistenza e il sostegno al Libano e alle agenzie internazionali di ricostruzione e umanitarie, per evitare che la popolazione del Paese soffra la fame a causa dell’esplosione del 4 agosto nel porto di Beirut”. È il monito lanciato oggi da Michael Fakhri, Special Rapporteur delle Nazioni unite sul diritto al cibo: “Il sistema alimentare libanese è sempre stato fragile perché dipende dalle importazioni per l’85 per cento del suo cibo. La situazione è diventata disastrosa ora perché il porto di Beirut gestiva circa il 70% delle importazioni totali del Paese prima dell’esplosione”.
Oltre a morti e feriti, l’esplosione ha distrutto 15mila tonnellate di chicchi di grano e orzo immagazzinati nei silos del porto. Il Libano non ha una riserva nazionale di cereali e senza sostegno il Paese potrebbe rimanere senza farina entro la metà di settembre. Insieme alla pandemia Covid-19 e alla crisi economica in corso, le persone, soprattutto le più vulnerabili, stanno già lottando per accedere al cibo.
Di qui l’invito di Fakhri a tutti gli organismi Onu che si occupano di alimentazione e agricoltura – Programma alimentare mondiale (Wfp), Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo e Comitato per la sicurezza alimentare mondiale – ad aiutare la popolazione libanese. In particolare, ha elogiato il Wfp per il suo piano di espandere il programma di assistenza in denaro nel paese, garantendo che “questo denaro sia distribuito equamente a tutte le persone bisognose”.