“E’ sempre troppo poco quello che si fa, rispetto a quello che possiamo fare e dobbiamo fare. Penso che il confronto che abbiamo avuto con il male in questi mesi di pandemia ci deve aiutare a capire quanto sia indispensabile non rassegnarsi e, con il poco che possiamo, non accettare mai la logica del ‘non posso far niente’ che poi diventa la logica della rassegnazione”. Lo ha detto il cardinale arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, in un’intervista pubblicata su “Vola”, settimanale de L’Aquila. Il porporato, che domani sera, in occasione della Perdonanza Celestiniana, presiederà la messa di apertura della Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, ripensa ai contraccolpi psicologici e spirituali del Covid-19 e osserva: “Quello che noi abbiamo vissuto e stiamo vivendo è una opportunità per confrontarci con le tante macerie prodotte da questa pandemia e dalle tante pandemie che esistono. Quando ci si confronta con il male si capiscono anche di più tutte le realtà che spesso non vogliamo guardare o che pensiamo di poter rimandare. Il confronto con le varie pandemie ci deve portare a una nuova consapevolezza: un combattimento più serio, più forte, più continuo rivestititi dell’unica forza capace di combattere il male cioè la forza dell’amore. L’amore come il perdono è l’unico che riesce a restituire all’uomo la sua dignità e a non lasciarlo prigioniero del male, compiuto o subito. Penso che questo è quanto dovrebbe avvenire dopo aver preso consapevolezza delle tante pandemie che colpiscono la vita degli uomini”. E sul riconoscimento dell’Unesco della Perdonanza quale “patrimonio immateriale dell’umanità”, conclude: “L’indulgenza di Celestino V ci aiuta a capire quanto il tema del perdono e della riconciliazione sia prezioso e fondamentale oggi e sempre per l’umanità tutta”.