Luis Pedernera, presidente del Comitato della Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia, da Ginevra esprime la “sua profonda preoccupazione per la situazione in Colombia”. Una dichiarazione effettuata dopo aver ricevuto un documento firmato dall’Osservatorio delle realtà sociali dell’arcidiocesi di Cali, dall’associazione Scuola viaggiante di Bogotá e dall’Osservatorio Selvas di Milano, insieme ad altre organizzazioni sociali. Il documento, inviato dopo l’uccisione di 5 adolescenti afro avvenuta a Cali, nel quartiere periferico di Aguablanca lo scorso 11 agosto. Le associazioni denunciano “pratiche di segregazione, di razzismo, di esclusione dalle periferie, che coinvolge la responsabilità del presidente Iván Duque, che ha rifiutato il viaggio di 6 relatori speciali del Sistema delle Nazioni Unite, come documentato nel libro “L’apprendimento dello stregone. Bilancio del primo anno del governo del presidente Duque” (2019), preparato da una piattaforma di 500 organizzazioni sociali e ong della Colombia.
Prosegue il documento: “Riteniamo urgente l’intervento del Sistema delle Nazioni Unite contro questa cultura di morte della barbarie, promossa da una disuguaglianza strutturale che esclude milioni di ragazzi, ragazze e adolescenti e giovani dalle classi popolari, migranti, contadine, afro e indigene”.
Commenta al Sir Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina: “Il massacro ha avuto come obiettivo 5 adolescenti di 14 e 16 anni, afrodiscendenti, di famiglie povere che già erano fuggite dalla guerra. Questi ragazzi andavano a giocare con degli aquiloni, dopo aver giocato a pallone. Quanto accaduto è il simbolo della cultura di morte, nel totale abbandono e omissione delle autorità di Governo e nell’assenza di politiche sociali di inclusione nelle periferie. Qui le mafie locali controllano il territorio con reclutamento forzato e narcotraffico. Pare, come ha scritto il quotidiano ‘El Tiempo’, che i 5 adolescenti si fossero rifiutati di diventare bambini soldato delle mafie e siano stati assassinati con una feroce esecuzione”.
Aggiunge Rubén Darío Gómez, dell’Osservatorio dell’arcidiocesi di Cali: “Morte, ma anche povertà, fame, disoccupazione, tra gli altri problemi, si annidano in ogni angolo del quartiere e le Istituzioni conoscono molto bene tutti quei dolori che attraversano le strade di Llano Verde, quell’urbanizzazione di 4.319 case costruite in un angolo della ‘Comuna 15’ di Cali per sistemare le vittime del conflitto e gli sfollati. Dopo quanto accaduto l’11 agosto l’Osservatorio delle realtà sociali ha ricevuto vari messaggi di angustia e timore provenienti dagli abitanti, preoccupati per uno dei fatti più violenti, dolorosi e atroci mai accaduti nel quartiere”. L’Osservatorio ritiene che non si tratti di un fatto isolato e segnala l’aumento negli ultimi mesi del narcotraffico, oltre alla particolare efferatezza degli omicidi (alcune vittime sono state decapitate).