“Azioni inammissibili e illegali. La chiesa è un santuario di Dio, che può essere liberamente visitato da tutti”. Usa parole forti il vicario generale dell’arcidiocesi di Minsk-Mogilev, mons. Yuri Kasabutsky, nel condannare l’azione delle forze dell’ordine, che ieri sera (26 agosto) hanno bloccato l’ingresso e l’uscita della chiesa di San Simone e Sant’Elena, a Minsk. I manifestanti si erano radunati per il diciottesimo giorno consecutivo in piazza Indipendenza a Minsk, sventolando le bandiere rosse e bianche e chiedendo con inni e cartelli le dimissioni del presidente rieletto il 9 agosto scorso, Alexander Lukashenko. Giunta immediatamente sul posto della manifestazione, la polizia ha afferrato i manifestanti trascinandoli sui camion, strappando bandiere e cartelli. A quel punto – racconta al Sir Nicola Grakavu, giornalista e traduttore del sito di informazione dei vescovi bielorussi Catholic.by – una ventina di persone, per lo più giornalisti che si erano messi all’ingresso principale della chiesa per seguire dall’alto la manifestazione, sono entrate nella chiesa cattolica per trovare un posto più sicuro. Proprio in quel momento, nella chiesa si stava celebrando la messa. Quando le forze dell’ordine si sono accorte che la gente entrava in chiesa, hanno bloccato le porte di ingresso, anche quelle laterali, costringendo le persone che erano dentro a non uscire mentre altri agenti sulla piazza si muovevano per disperdere la manifestazione.
Sebbene la situazione si sia sbloccata in serata, durissima è stata la reazione dei responsabili dell’arcidiocesi ai metodi utilizzati dalle forze dell’ordine. Il vicario generale, mons. Kasabutsky, si è rivolto direttamente alle autorità statali della Repubblica di Bielorussia e ai responsabili delle forze dell’ordine: “Bloccare l’ingresso e l’uscita delle persone contraddice il diritto dei cittadini alla libertà di coscienza e di religione garantito dalla Costituzione della Repubblica di Bielorussia, insulta i sentimenti dei credenti e va oltre le leggi dell’uomo e di Dio”. La notizia ha raggiunto subito l’arcivescovo di Minsk-Mogilev, mons. Tadeusz Kondrusiewicz, che si trova in questi giorni all’estero e che, attraverso il portavoce della Conferenza dei vescovi cattolici in Bielorussia, ha detto: “Ho appreso con grande dolore le scarse informazioni sul blocco dell’ingresso e dell’uscita della chiesa rossa a Minsk da parte dei poliziotti antisommossa armati il 26 agosto. In conformità con la Costituzione della Repubblica di Bielorussia, le persone hanno il diritto di pregare entrando e uscendo liberamente dalla chiesa senza ostacoli. Bloccare le uscite del santuario e creare ostacoli alla libera entrata e uscita delle persone è una grave violazione dei diritti dei credenti e della libertà religiosa”. In qualità di presidente della Conferenza episcopale Bielorussia, mons. Kondrusiewicz chiede un’indagine per fare luce su quanto è avvenuto ieri nella chiesa di San Simone e Sant’Elena. E conclude: “Queste simili azioni delle forze dell’ordine non aiutano ad allentare le tensioni e non contribuiscono a costruire la pace e l’armonia nella società bielorussa in un momento in cui la Chiesa cattolica chiede riconciliazione e dialogo per risolvere il conflitto socio-politico senza precedenti nel nostro Paese”.