Diocesi: Roma, pellegrinaggio a Lourdes. Card. De Donatis, “Dio bussa nella nostra storia e chiede la nostra collaborazione”

“Perché Dio ha bussato alla porta della casa e, soprattutto, del cuore di Maria? Perché ha avuto bisogno di Maria?”: questo l’interrogativo posto dal cardinale vicario Angelo De Donatis rivolgendosi, stasera, ai partecipanti al pellegrinaggio della diocesi di Roma a Lourdes. “Dio è Onnipotente… ma è Onnipotente nell’amore… e chi ama veramente non fa tutto da solo, ma gioisce nel suscitare la collaborazione degli altri – la risposta -. Dio gioisce nel coinvolgere gli altri nel fare il bene. Se Dio è relazione d’amore, era naturale per Lui entrare nel mondo attraverso un relazionarsi con una creatura: è un dialogo che si fa evento, una Parola detta e ascoltata che si fa carne”. E dopo aver bussato al cuore di Maria, “Dio ora bussa nella tua casa, nella tua storia e chiede la tua collaborazione”.
E ha aggiunto: “In questo anno in cui abbiamo passato più tempo a casa, forse abbiamo percepito un ‘bussare’ di Dio alla nostra porta. Succede oggi che quando suona il citofono, o il campanello, se non aspettiamo nessuno, siamo impauriti, temendo qualche visita inopportuna. Allo stesso modo, può capitare di rifiutare Dio: e allora si creano dei vuoti, si aprono delle voragini di egoismo e di dolore.
Se invece ci fidiamo, potremo aprire e trovare la sorpresa di un Dio che entra nella nostra vita, che cena con noi e noi con lui, che ci ama, ci chiama, ci manda a servire il mondo”. E tutto questo “ci è reso possibile grazie al ‘sì’ di Maria. Quel giorno si è spalancata la porta dell’umanità: una libertà è diventata umile ed ha permesso a Dio di accendere, dentro la nostra storia cattiva, la lampada della bontà, che è Gesù. Il ‘sì’ di Maria ha dato a Dio la possibilità di entrare dentro la notte oscura della morte per accendervi la Luce della vita”.
Per ognuno di noi “l’annunciazione è ogni nuovo giorno di vita che ci è dato, è la capacità di meravigliarci ancora; è la ripartenza, in questo tempo difficile, che spinge la nostra Chiesa di Roma a non avere paura, a dire di ‘sì’, a credere che la felicità è per noi, nel momento in cui condividiamo, nella fame di comunicare, nella fame di un Dio generatore di vita e relazione”. Allora, “la nostra annunciazione è nell’ascolto dell’altro, dove ognuno diventa messaggero dell’in-visibile, angelo annunciatore dell’infinito”.
Il porporato ha chiesto di prendere un impegno: ogni mattina “pregare per quanti il Signore vi farà incontrare durante la giornata. Ci saranno tanti incontri previsti e molti imprevisti… Alla fine della giornata proviamo a ripercorrere volti e nomi… e chiediamoci quanto siamo stati capaci di relazione, di attenzione, di amore. Rispondere ‘sì’ a Dio significa dire ‘sì’ all’altro”.

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